Come abbiamo lavorato

Al Majorana

Gli studenti dell'ITI Majorana che hanno collaborato alla realizzazione tecnica dell'ebook sono stati impegnati in orario extracurriculare mediamente un pomeriggio alla settimana. Hanno operato in piccoli gruppi, con obiettivi specifici pianificati durante le riunioni di coordinamento.
Il periodo preparatorio ha richiesto diversi incontri, alcuni con la presenza di Sergio Coalova, mirati a creare una sufficiente condivisione del progetto e a descrivere le caratteristiche dello spazio web ad esso dedicato. Successivamente i ragazzi hanno frequentato un breve corso per adeguare le loro abilità all'utilizzo dei programmi di fotoritocco Paint Shop Pro / Photo Edit e di gestione dell'ambiente di lavoro cooperativo sharepoint.
L'attività del primo anno è stata poi articolata su tre obiettivi principali: acquisizione digitale della documentazione fotografica, tramite ripresa fotografica o scannerizzazione; fotoritocco, collegamento con le parti testuali e archiviazione; ricerca sul mercato software del programma di authoring da utilizzare per il montaggio dell'ebook.
Le discussioni sulle scelte da compiere, man mano che il lavoro procedeva, hanno coinvolto anche Sergio Coalova, perché, al di là delle questioni puramente tecniche, era fondamentale mantenere l’efficacia comunicativa della mostra.

All'inizio del secondo anno tutti i ragazzi hanno ricevuto le informazioni operative del programma Microsoft FrontPage, specifico per la costruzione delle pagine web.
Tutto il processo costituito dalla progettazione del layout e dall'assemblaggio delle pagine si è sviluppato in fasi successive e ripetute. Alla prima bozza, che comprendeva solamente il titolo, le immagini e la didascalia, sono stati via via inseriti i commenti, gli approfondimenti, i links, gli indici e la pagine accessorie, consentendo un continuo affinamento del prodotto, fino alla sua veste conclusiva.
L'ambiente di lavoro cooperativo ha consentito di lavorare a più mani sui documenti, superando tutti i problemi di scambio e di sincronizzazione dei file mediante dischi o email. Tutto quello che serviva e tutti gli elaborati erano sempre accessibili mediante il sito web cooperativo - raggiungibile da casa e da scuola - e sempre aggiornati. Sia la fase di fotoritocco sia quella di montaggio sono state realizzate lavorando direttamente sul web. In questo modo è sempre stato possibile dare alle diverse squadre di studenti la totale visibilità del lavoro svolto.
Anche durante il secondo anno il confronto con Sergio Coalova è stato costante. Del resto, Sergio è diventato una figura familiare per molti studenti del “Majorana”, che hanno visitato con lui la sua mostra, allestita presso la nostra scuola. Momenti di scambio molto intenso si sono avuti anche durante i due viaggi di istruzione, a Mauthausen, Gusen e Hartheim lo scorso anno, e a Buchenwald e Dora quest’anno.

 

Al Porporato

Presso il liceo “Porporato” è stato organizzato un laboratorio storico biennale, al quale hanno partecipato – ciascuno per un anno – studenti di più indirizzi (classico, linguistico, delle scienze sociali e sociopsicopedagogico), tutti al quarto anno. Dopo una prima fase – realizzata in collaborazione con il professor Vincenzo Baraldi e costituita da lezioni ed esercitazioni sul metodo storico, sulla ricerca e critica delle fonti e sul contesto storico – una parte degli studenti ha aderito anche alla seconda parte del progetto: la stesura di testi collegati alla mostra sulla deportazione. Il punto di partenza è stato il confronto con Sergio Coalova: gli studenti ne hanno ascoltato la testimonianza e hanno visitato con lui la mostra. Una parte di essi è stata anche a Mauthausen e a Fossoli, sempre con la sua guida.
Ogni studente è stato invitato a scegliere - come spunto per un approfondimento - una o più immagini della mostra. Non sono stati posti vincoli di sorta alla scelta, anche perché l’obiettivo non era distribuire il lavoro in modo omogeneo su tutti gli argomenti toccati dalla mostra, bensì sottolineare quanto le fotografie e i documenti raccolti da Sergio Coalova siano in grado di parlare ai giovani e di sollecitarli a riflettere.
Agli studenti si è invece chiesto di lavorare con un minimo di rigore metodologico; scopo della prima fase del laboratorio è stato appunto fornire strumenti e competenze tali da permettere a ognuno di scrivere un testo breve, personale, ma filologicamente fondato e onesto quanto all’uso delle fonti. Si è posta particolare attenzione alla ricerca di informazioni su Internet, uno strumento utilissimo anche per la storia contemporanea, di fronte al quale, tuttavia, la maggior parte degli studenti dimostra notevole ingenuità e scarsa consapevolezza.
Ognuno degli approfondimenti qui presentati è dunque il frutto di un lavoro articolato in più fasi: una prima scelta del tema, la ricerca delle fonti, quindi un’ulteriore precisazione dell’argomento, la stesura di un testo provvisorio e la sua discussione sia con Sergio Coalova sia con l’insegnante. Il dialogo con un esperto d’eccezione, un testimone, ha avuto per gli studenti un grande valore formativo, anche perché essi hanno imparato a misurarsi con una auctoritas esterna alla scuola. Sul piano didattico è stato fondamentale il confronto continuo e serrato tra l’insegnante e ogni singolo studente, confronto che è avvenuto a scuola, ma che sarebbe stato molto meno preciso ed efficace senza l’aiuto della posta elettronica: lo scambio di e-mail ha permesso di riscrivere più volte i testi, fino ad arrivare a una versione accettabile, e ha costretto gli studenti a rendere ragione delle proprie affermazioni, abituandoli a un maggior rigore logico; d’altra parte, ha costretto l’insegnante ad andare oltre la semplice correzione e valutazione di un testo. I lavori sono tutti individuali, ma la vicinanza e l’intreccio dei temi hanno spinto gli studenti a collaborare tra di loro nella ricerca delle informazioni e nella loro rielaborazione. Poiché, inoltre, l’obiettivo era presentare mostra e approfondimenti in un unico ipertesto, ogni autore ha dovuto tener presente il lavoro di tutti gli altri, per poter proporre i link opportuni.
Il risultato è un insieme di saggi – più o meno sintetici – che non pretendono di essere originali né esaurienti, ma che intendono dire qualcosa di interessante a chi – come uno studente di scuola superiore – abbia una conoscenza non specialistica dell’argomento. Non, quindi, un panorama completo, ma una serie di approfondimenti su temi scelti in modo del tutto soggettivo, rivelatore di quali siano le questioni che un giovane oggi ritiene importante affrontare e comprendere: l’universo concentrazionario, ma anche le sue premesse ideologiche; e, inoltre, la guerra e la Resistenza, viste spesso attraverso storie familiari ricostruite mediante interviste ai nonni. Questa grande varietà di temi è anch’essa indice dell’efficacia comunicativa e didattica della mostra “Deportazione”, nonché del fatto che lo studio del nazifascismo e della seconda guerra mondiale, lungi dall’essere concluso, è appena agli inizi ed è importante per capire la complessità del secolo che ci siamo lasciati alle spalle.

 

Il punto di vista degli studenti

La prima occasione in cui ci è stata proposta questa esperienza di laboratorio storico risale al giugno 2005: era l’ultimo giorno di scuola e poco prima di scendere tutti in giardino per far festa, la professoressa Strumia entrava in classe per lanciarci l’idea di un approfondimento storico relativo alla deportazione nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Abbiamo accettato tutti al volo con un entusiasmo un po’ ingenuo, come di bambini che alle elementari si accingono per la prima volta a studiare la storia del ciliegio nel giardino della scuola. Non credo avessimo ben idea di cosa avrebbe voluto dire questo lavoro, e non ce ne saremmo resi conto ancora a lungo, anche quando il laboratorio era già ben avviato.
Credo che una prima intuizione del significato e della piega che l’approfondimento avrebbe preso ci sia venuta durante le lezioni preliminari, nelle quali ci sono state date alcune nozioni essenziali e fondamentali di metodologia. Abbiamo così potuto acquisire un modo di procedere e di rapportarci a un evento storico che sicuramente ci è stato utile per imparare a non accettare acriticamente tutte le informazioni che ci passano davanti agli occhi quotidianamente e a dare peso alle parole, soprattutto se queste finiscono su un ebook che è alla portata di milioni di potenziali utenti.
Se il metodo era per noi totalmente nuovo, sicuramente non era nuovo l’argomento. Da qui la domanda fondamentale, che più e più volte ci siamo posti, anche dopo aver iniziato a lavorare per il progetto: ma perché trattare ancora una questione che è già stata approfondita, studiata, esaminata, criticata da centinaia di studiosi molto più ragguardevoli di noi? Noi stessi ci siamo basati, per la stesura dei nostri testi di approfondimento, su informazioni ricavate da libri, siti, testimonianze di nonni… Ma tutte queste sono informazioni fornite da altri, i quali le hanno quasi sempre tratte a loro volta – con l’eccezione delle testimonianze orali - da altri libri.
Di fatto il nostro lavoro è stato più che altro di rielaborazione, ma con un esito ben diverso dalla pura e semplice ripetizione: da un lato perché in alcune occasioni hanno trovato spazio anche le nostre riflessioni in merito a ciò che stavamo scrivendo (pur essendo consapevoli dei nostri limiti, di fronte alla portata e alla grandezza dell’evento storico con il quale ci stavamo misurando), dall’altro perché abbiamo potuto sperimentare su noi stessi il proposito per cui tutto l’impianto di questo lavoro è stato ideato e realizzato. Questa mostra è per non dimenticare; noi abbiamo fatto un passo ulteriore: abbiamo capito. Non mi riferisco alla comprensione dell’evento in sé, bensì a quella dell’importanza e della necessità di trasmettere la memoria di questi fatti storici al fine di poter continuare a relazionarsi con essi in modo critico, consapevole, rispettoso, per capire da dove veniamo (e anche per intuire dove stiamo andando).
L’ottica storico-critica in cui ci siamo posti ci ha insegnato ad avere una nostra posizione in merito ai fatti, non solo rispetto alla deportazione nello specifico, ma nei confronti di tutti gli eventi che occorrono nel corso della vita collettiva e individuale: un’ottica critica per non cadere nelle ovvietà, per poter esprimere un’opinione non scriteriata, ma personale; non originale, bensì solo e soltanto nostra. Solo in questo modo non c’è il rischio di ripetersi.
Un ulteriore problema è stato il rapporto tra noi, studenti del 2007 senza la percezione di cosa possa significare avere la guerra fuori dall’uscio di casa, e la deportazione: un fenomeno che compie poco più di sessant’anni ma che personalmente mi pare lontano anni luce dalla mia esperienza quotidiana. Il divario tra noi e la materia che abbiamo trattato è stato in parte colmato dalla presenza del signor Sergio Coalova, che, in quanto testimone, ha avuto la doppia funzione di narratore e di campanello d’allarme per aiutarci a non cadere nelle ovvietà di cui prima si parlava. Il suo stesso atteggiamento ci è servito moltissimo in questo senso. Con il suo raccontare serio ma calmo, ci ha esposto i fatti in un modo che sarebbe stato molto gradito a Polibio: privata di tutti i fronzoli da tragedia classica, quella che ci è stata raccontata da Sergio Coalova è la verità di ciò che gli è successo.
La presenza di un testimone ha permesso di sviluppare un maggiore interesse rispetto all’argomento affrontato, interesse che la gita a Mauthausen da sola non avrebbe forse risvegliato (infatti dai commenti riguardanti le nostre sensazioni, le nostre emozioni all’ingresso nel campo, non emerge una particolare impressione emotiva: tutti o quasi ci siamo sentiti stranamente poco toccati dal luogo, non senza un certo qual senso di colpa dal momento che sembrava di mancare di rispetto alla storia. Saranno state le numerose comitive che erano presenti con la nostra, saranno state le modifiche apportate agli edifici… ma nessuno di noi ha realmente avvertito quel senso di morte e disperazione che pure trasudava dalle pareti, ma che certamente era molto più percepibile da Sergio che da noi). La partecipazione con cui il nostro testimone raccontava la sua storia, l’interesse che in noi suscitavano le sue parole, ci hanno permesso di sviluppare consapevolezza rispetto al lavoro che ci accingevamo a realizzare e, portandoci oltre l’impegno per ottenere un semplice bel voto, ci hanno insegnato quanto sia importante porsi in relazione a determinate vicende storiche in un modo che va al di là di ogni finalità particolare.
Potrei concludere dicendo che l’ebook è stato realizzato sì per quanti vogliano avere una conoscenza approfondita della deportazione, ma che tutto questo lavoro è stato prima di tutto un lavoro per noi ragazzi, affinché potessimo sviluppare una coscienza critica nostra e non dimenticare che la storia è stata anche questo. E ciò altro non è che il desiderio di Sergio Coalova.





Grugliasco - Pinerolo, maggio 2007

Docenti
Alberto Maccario
Elisa Strumia
Felice Tagliente
Dario Zucchini

Studenti
Margherita Brighenti