Uno dei sei centri per l’applicazione del programma di eutanasia scelti da Hitler con decreto 1° Settembre 1939 (data stabilita appositamente per far coincidere tale programma con l’inizio della seconda guerra mondiale) e successivamente trasformato in centro di pseudo-ricerche pseudo-scientifiche da effettuarsi sui corpi dei prigionieri che si concludevano immancabilmente con l’uccisione dei soggetti o con la loro gassazione e cremazione.
Il castello di Hartheim fu uno dei sei
centri per l'applicazione del programma dell'eutanasia degli handicappati
stabilita con decreto di Hitler in data 1° settembre 1939, data che si fece
appositamente coincidere con l'inizio della 2ª guerra mondiale, in quanto dai
sostenitori ed esecutori di tale programma fu detto unanimemente che era assurdo
mantenere degli esseri inutili mentre la miglior gioventù tedesca si sacrificava
sui campi di battaglia.
Il castello di Hartheim era un istituto per bambini handicappati gestito da una
congregazione di suore. Col decreto accennato le suore furono espulse e i
bambini a poco a poco eliminati con scuse non sempre plausibili per i genitori
che si vedevano recapitare l'atto di morte.
Terminata l'eutanasia dei bambini fu la volta degli adulti handicappati.
Terminata anche questa, il castello di Hartheim divenne uno pseudo istituto di
ricerca ove un gruppo di medici criminali compiva i più ignobili esperimenti sul
corpo dei deportati, esperimenti che si concludevano con la morte dei soggetti,
tant'è vero che Simon Wiesenthal l'ha definita l'università degli orrori, col
risultato di circa 30.000 morti; e gran parte del materiale umano era fornito da
Mauthausen: tutte le settimane, e verso la fine anche due o tre volte la
settimana, la cosiddetta “corriera blu” (un pulman coi vetri azzurrati per
celarne il contenuto), arrivava al portone del campo per fare il carico di
materiale umano; quello era un momento di terrore, perché non si è mai saputo
come avveniva la “scelta”.